Premio Concorso Letterario

Il racconto allegato è stato scritto dal nostro Socio Alberto Gimari ed è stato premiato dal Comitato Olimpico in occasione della nomina, da parte della Unione Europea, di Torino quale città dello Sport per il 2015.

In occasione di tale evento il Comitato Olimpico ha organizzato una serie di iniziative, tra cui un concorso letterario per un racconto di sport. Hanno partecipato al concorso oltre 400 tra scrittori, giornalisti e semplici amatori.

Il premio è stato assegnato per come lo scittore è stato capace di trattare attraverso le parole uno sport così difficile e particolare con semplicità ed ironia cercando nel contempo di far scoprire il suo spirito e lo stato d'animo degli immaginari golfisti che lo praticano.

Buona Lettura ...

 

"L'UOMO CHE CREDEVA DI ESSERE UN GOLFISTA" by Alberto Gimari

La cosa più bella del golf è che non c'è tua moglie. Milena quando ha letto questo attacco di capitolo è sobbalzata sulla sedia e mi ha intimato di toglierlo, minacciando oscure vendette. Ma ho resistito, non posso continuare a mentire per tutta la vita e poi parlo anche a nome dei miei compagni di gioco che non hanno voce. Per la verità c'è anche chi gioca con la moglie, ma nella vita c'è di tutto e quindi c'è spazio anche per i masochisti. A Lainate, dove normalmente gioco, vedo spesso una ricca coppia di svizzeri, che oltre ad essere sposati da quarant'anni, lavorano insieme e giocano a golf esclusivamente tra di loro. Se guardi la faccia di lui trovi sconforto e rassegnazione: essere ricchi così non è neanche bello.

I maligni dicono che per giocare a golf non è necessario essere stupidi, ma aiuta. In effetti l'aforisma è stato scolpito un po' di tempo fa da G. Bernard Shaw, ma è diventato celebre quando lo riprese Oscar Wilde, come lui irlandese, coetaneo e suo grande competitore. Oscar Wilde fu condannato per sodomia e morì in carcere; si scoprì più tardi che tra gli otto giurati che lo avevano condannato, tre erano golfisti e quindi evidentemente non persero l'occasione per vendicarsi. Come si vede, dire la verità qualche volta è pericoloso.

Nel golf mi ha introdotto Giorgio, mio amico e vicino di casa, che non contento di battermi a tennis, per ribadire la sua superiorità ha pensato di trovare un altro campo dove sottomettermi. Però nel golf gli do filo da torcere, per battermi si deve impegnare molto e non sempre ce la fa. Solo che Giorgio ha già compiuto ottanta anni e sembra che voglia andare avanti ancora per un po'. Noi tutti facciamo il tifo per lui, perché per noi che siamo un po' più giovani, ma non di tanto, è un esempio, non solo nel golf ma nella vita in generale. Tutti metterebbero la firma per essere come lui alla sua età. Gli sarò grato per sempre.

Parlare di golf a chi non lo gioca è come parlare di sesso a chi è casto; non lo capirà mai. Tuttavia, non mi sottraggo dal raccontare quello che per me è una delle più belle cose che mi siano capitate in questi ultimi anni. Il golf fa oramai parte della mia vita e continuerà ad esserlo anche quando non potrò più giocarlo; compatisco quelle persone che potendolo provare trovano mille scuse per non farlo. Non sanno cosa perdono e siccome non lo sanno continuano a vivere felici, si fa per dire, la loro vita.

In verità il golf è un mistero, quasi come quello della fede; non si capisce altrimenti come milioni di persone riescano a cambiare la loro vita per correre dietro a una pallina che il più delle volte va nella parte sbagliata. Migliaia di persone comprano casa all'interno del campo da golf per essere più comode a giocare, altre fanno levatacce e centinaia di chilometri per essere puntuali alla partenza di una gara, altre divorziano perché le loro mogli scoprono che i mariti sono più fedeli ai loro compagni di golf che non a loro stesse. Tutte queste cose non si possono spiegare razionalmente, eppure una motivazione ci deve pur essere, ma sarà talmente profonda e misteriosa che nessuno è mai riuscito a spiegarla, proprio come la fede. Tento per quel che ci riesco di farlo io. Io credo che questa motivazione consista nella doppia vita che il golf ti offre. Cosa significa doppia vita? Significa che il golf ha una sua propria vita, specifica ed autonoma, che si aggiunge alla nostra normale vita di tutti i giorni; se nella vita vera sei felice, aggiungi felicità a felicità, se non lo sei trovi almeno nel golf attimi di felicità che altrimenti non vivresti. In entrambi i casi è felicità, o se non vogliamo esagerare, diciamo gioia e serenità.

Chi non gioca a golf pensa che gli aspetti positivi del golf siano i meravigliosi luoghi dove sono normalmente ubicati i campi, le lunghe camminate che ti costringe a fare e che ad una certa età fanno solo bene, l'aria buona e frizzante, il profumo dell'erba appena tagliata, la rugiada che ti bagna le scarpe, gli uccelletti cha cantano, i colori cangianti delle diverse stagioni, i viaggi all'estero, gli amici, le mangiate, ecc. Questi aspetti sono certamente belli ma sono dei corollari rispetto all'essenza del golf.

Chi non gioca a golf non sa che non sono questi i motivi veri che spingono milioni di persone a praticarlo. La felicità, od alcuni suoi attimi, sono altrove. Gli istanti di felicità li trovi dopo che hai sparato un "drive" o un legno, o dopo che nel green hai "puttato". In questi attimi di attesa, quando la pallina è ancora in volo o in rotolo e non sai ancora quale sarà il risultato della tua azione non esiste niente altro; esisti solo tu, la pallina e l'attesa del risultato. Per paradosso non è neanche importante che il risultato della tua azione sia positivo; sono gli istanti che vivi nella sua attesa che sono unici, leggendari, magici; se poi il risultato è anche positivo doppia felicità, ma questo è quasi meno importante.

L'attesa dell'evento è sempre più importante dell'evento stesso; così è nella vita e così è anche nel golf. Giacomo Leopardi non penso giocasse a golf, ma credo che nessuno come lui abbia descritto con tanta precisione l'emozione del golfista in attesa del risultato della sua azione. Il "Sabato del Villaggio" è la poesia perfetta per il golfista; io credo che la maggior parte dei golfisti la ignori, non la poesia, ma la relazione tra quella poesia ed il golf. Scusa Giacomo, ma tra colleghi... mi sono permesso di citarti.

Tuttavia i golfisti godono lo stesso perché essendo un po' bambinoni, non si rendono conto del motivo di tanta gioia e adrenalina, la vivono e basta, proprio come i bambini. Naturalmente anch'io non ci avevo mai pensato prima di fare mente locale per scrivere questo capitolo.

Di questi momenti di attesa e di estasi, in una giornata di golf non ce n'è solo uno, ma sono tanti, poco meno di un centinaio quanti sono i colpi necessari per fare le diciotto buche, quindi è tutta la giornata che è infarcita di questi momenti magici. Di conseguenza è comprensibile il fascino ed il tormento che questo gioco esercita su chi ha la fortuna di praticarlo. Quando hai finito il giro delle diciotto buche, sei stanco, quasi sempre arrabbiato per il risultato, ma non vedi l'ora di presentarti di nuovo sul "tee" di partenza il giorno dopo. Il golf a differenza della nostra vita vera, ha tante vite; nasce, vive e muore in una buca, ma poi nuovamente rinasce in quella successiva, vive, poi ancora muore, e così via. E' immortale. E quando giochi a golf lo diventi un pochino anche tu, o meglio, per quel periodo fuori dal tempo, dimentichi gli affanni e le offese della tua vita terrena.

Ho cominciato a giocare a golf passati i cinquant'anni. Ho sofferto molto i primi tempi, perché stare sul campo pratica a picchiare migliaia di incolpevoli palline non è proprio divertente, ma ho subito intuito che il golf doveva essere qualcosa di più. Naturalmente non immaginavo i contenuti simbolici che successivamente ho scoperto e che solo in parte ho raccontato per non annoiare gli amici non golfisti, ma ero certo che poteva essere un gioco ed uno sport per i miei futuri anni. La conferma me l'ha data, in una delle mie prime gare, un vecchietto mingherlino di ottantatre anni che faceva fatica a camminare, ma che in gara mi ha battuto sonoramente.

Il mio primo maestro, per essere gentile, mi diceva che non ero proprio un talento naturale e che con il mio fisico avrei fatto fatica; lo stesso concetto l'avevo già vagamente sentito altre volte in vita mia, ed anche nel golf, quel poco che ho ottenuto è più frutto della tenacia che non della mia intelligenza motoria. Anche in questo campo ho cercato di applicare il metodo e nonostante che il golf sia già esso stesso metodo, ho ottenuto buoni risultati, ma solo nel gioco corto dove conta più l'abilità della forza. Così i miei amici arrivano prima di me al green, ma essendo io più bravo di loro nel gioco corto, pareggio e spesso li batto.

Dopo circa sei mesi ho ottenuto il mio handicap, che è una specie di patente che ti autorizza a giocare in quasi tutti i campi del mondo e soprattutto ti fa sentire parte della comunità dei golfisti. Costa anche più o meno come una autentica patente di guida, perché con tutte le lezioni che devi prendere, le palline che devi pagare e l'entrata nel campo pratica, il costo è davvero elevato. Comunque sono soldi ben spesi.

Quando non riesci a giocare come vorresti tu dai la colpa al maestro e così lo cambi; naturalmente la colpa non è del maestro ma tua, che vorresti giocare non dico come Tiger Woods, ma almeno come il più scarso dei fratelli Molinari. E' così che ho cambiato tutti i maestri presenti a Lainate; Taricone, il mio primo maestro, Della Torre, che è stato campione italiano, Croce e Frigerio, figli d'arte, Battistini, l'emergente che cerca di applicare nuove tecnologie di insegnamento; ma niente, non è servito a farmi diventare il golfista che avrei voluto essere. Pazienza, nella vita ci sono cose perfino più brutte.

L'handicap iniziale è di trentasei punti; poi con meccanismo di calcolo un po' complicato che non spiego, più diventi bravo più i punti diminuiscono; il mio handicap attuale è venti. I professionisti che vediamo in televisione hanno un handicap zero, quindi il mio venti è circa alla metà del ranking. Il circolo dove sono iscritto è Lainate; un buon campo da golf ben gestito dai Barbati, anche se nel giro di una trentina di chilometri ce ne sono altri molto più belli, ma ha il vantaggio di non costare moltissimo, di poco oltre i mille euro all'anno e soprattutto di essere a cinque minuti di macchina da Arese.

Il segretario è Claudio, un valore aggiunto per il circolo, che con molta competenza ed ironia riesce a tenere a bada la muta scatenata dei golfisti immaginari, alcuni sono divertentissimi, altri casi clinici. Chissà quante ne avrebbe da raccontare; il prossimo libro lo potrei scrivere con lui.

Ho partecipato a circa trenta gare e come si dice, sono andato a premi in tredici, un risultato non di primissimo livello ma comunque buono, come al solito. I tredici premi vinti fanno bella mostra di sé nella mia sala, dove Milena con viva e vibrante soddisfazione ogni tanto li pulisce perché l'argento con il tempo diventa scuro; si lamenta, ma io so che le fa piacere custodire con cura i trofei vinti dal marito. Ogni tanto Federico li usa per giocare alla gibigiana. Qualche anno fa ho vinto il campionato sociale di circolo della seconda categoria, un match play con molti concorrenti. Credo che sia stato il livello più alto delle mie personali performance ed il livello più basso che il golf di Lainate abbia mai raggiunto.

Milena brontola perché il golf mi allontana da lei e non vuole che io sia felice senza di lei. Allora organizziamo con amici viaggi e vacanze, a base di golf beninteso, in luoghi ameni e caldi; mi accompagna, è contenta e per un po' di tempo non brontola più. Quando ricomincia di nuovo a brontolare, altra vacanza golfistica e così via. Con l'età mi piace sempre di meno viaggiare e per ristabilire l'equilibrio, ho ridotto il mio tempo dedicato al golf; di fatto gioco due o tre ore solo di pomeriggio ed a causa dei nipotini, neanche tutti i pomeriggi.

Ad una persona normale che non gioca a golf, credo che i golfisti risultino piuttosto strani e antipatici; parlano sempre ed esclusivamente di golf e le mogli che li accompagnano diventano matte. Peggio dei golfisti ci sono solo i golfisti che giocano a bridge; qui l'argomentazione è duale e si passa con la velocità della luce da un argomento all'altro, golf e bridge, un'accoppiata micidiale. Quando i golfisti non parlano di golf parlano di qualsiasi altro argomento, prevalentemente sesso, ma inesorabilmente finiscono prima o poi a parlare di golf. Ad una certa età, tra i due, vince il golf. Nei campi da golf in cui ho giocato, alcuni erano davvero spettacolari e impressionanti. Nell'Algarve, in Portogallo, un par tre lunghissimo prevedeva la partenza su uno scoglio in riva al mare ed il green su un altro scoglio, lontano centocinquanta metri. Tra di loro, in mezzo, il mare. Quante palline saranno cadute in quel tratto di mare? Abbiamo fatto un rapido calcolo, più di un milione da quando il campo esiste; il mio contributo è stato di due palline.

Nel golf all'Alpe di Siusi, in Trentino, una buca prevede la partenza sul bordo di un burrone ed il green in basso in fondo al burrone; quando lanciavi la pallina si vibrava alta nel cielo e quando era stufa di stare in alto e decideva di ritornare sulla terra, impiegava una vita a schiantarsi sul green. Una forte emozione è stata quella di giocare in mezzo al deserto egiziano, ed un'altra quella di giocare a Cervinia, con la pallina che quando si alzava si confondeva con il bianco delle nevi. A Crans Montana, in Svizzera, un antico campo da golf riprogettato da Severiano Ballesteros, un'icona del golf mondiale, ho vinto la mia prima gara all'estero; per un po' di tempo mi sono montato la testa ma le gare successive si sono incaricate di ridimensionarmi.

Uno dei tanti vantaggi del golf è che ti fai in fretta tanti amici, non quelli della vita ma persone con cui si sta volentieri insieme. Il processo di selezione è naturale, si gioca con molte persone e via via si rigioca con quelle che ti risultano più simpatiche; vedi coppie di uomini o terzetti che giocano insieme da anni, si cercano, si aspettano, si telefonano. E' la rabbia di molte mogli che non si sentono trattate nello stesso modo. Anch'io ho le mie preferenze e se non gioco con i miei usuali compagni, preferisco giocare da solo, con più palline, per allenamento.

L'amico Giorgio, quello che mi ha introdotto nel golf gioca mediamente bene, più o meno come me, ma poverino, è sempre tanto sfortunato, le sue palline vanno a finire sempre in qualche ostacolo dove è difficile effettuare il tiro successivo; naturalmente è inutile dirgli che sui grandi numeri la sfiga e la fortuna si distribuiscono in modo più o meno uguale. Eugenio, l'altro amico con cui ho cominciato a giocare, ha invece una fortuna sfacciata; anche nei posti più impervi, in mezzo a rovi, pantani, sabbie mobili, foreste, la sua pallina è sempre giocabile e spesso in un corridoio dove vede il green; è la disperazione di Giorgio.

Luigi gioca bene, è simpatico ed è un chiacchierone; alterna giorni in cui gioca benissimo, a giorni in cui è inguardabile. Piero è un pediatra e non un geriatra come l'età anagrafica dei golfisti richiederebbe, ma visto la maturità mentale del popolo dei giocatori, un pediatra non è del tutto fuori posto. Silvio è alto, colto, intelligente, elegante, strano e molto selettivo. Soprattutto gioca bene a golf; alcuni dicono che ha il più bello "swing" dei giocatori di Lainate ed anch'io penso così. Alcune volte mi metto di nascosto a guardarlo per catturarne il segreto, ma niente, non serve. Vanni è simpatico, rigoroso e racconta bene le barzellette, ma la sua vera passione è quella di ricercare le palline perse dagli altri giocatori.

Mario è il compagno con cui ultimamente gioco di più; ha un handicap inferiore al mio, il che vuole dire che è più bravo di me e nelle nove buche del pomeriggio ci giochiamo sempre due palline. Non so come faccia ma spesso le perde, nonostante abbia dei tiri iniziali molto lunghi che gli permettono di avvicinarsi al green prima di me. Intorno al green, con i tiri corti e con il "put" spesso recupero e lo batto, e questa è la sua rabbia. Una rabbia per modo di dire, perché è molto buono e disponibile; è un buon amico. Un altro compagno con cui gioco spesso è Ariberto; ha dieci anni più di me ed è una specie di fenomeno, gioca a golf, scia, gioca a tennis, nuota, lavora, e forse fa anche altro. Piero di Arese è il più simpatico della compagnia, ha settantaquattro anni con un fisico da trentenne; è la persona più distratta che abbia mai conosciuto, ogni volta che lo incontro è sempre alla costante ricerca di qualcosa che ha perso.

C'è Umberto, quello sì un talento naturale, ha scoperto tardi il golf, peccato perché avrebbe potuto avere una carriera da professionista. Ci sono quelli bravi: Diego, Enrico, Ermete, Anselmo, Mauro, Giusca, Gabriele, che anche lui sta scrivendo un libro sulla sua avventurosa esperienza in Libia. Infine ci sono quelli che giocano più o meno come me, oltre i già citati, Gianni, Roberto, Salvatore, Sandro, Enzo, Ida, Luisa, Lidia e tanti altri. Non gioco con quelli molto più scarsi di me perché mi annoiano; il golf è davvero molto selettivo.

Ci sono infine da ricordare due amici di cui non faccio il nome per evitarmi querele. Il primo è disperatamente alla ricerca di donne, tenta con tutte; la sua teoria è che sui grandi numeri è possibile che riesca a trovare qualcuna più disperata di lui. Il secondo è un omosessuale semi-dichiarato, che ogni tanto ha la tentazione di partire dal "tee" delle donne, ma noi che siamo un po' cattivelli non glielo concediamo mai. Come nella vita vera, anche in quella del golf, ognuno ha trovato un suo equilibrio tra tempo da dedicare, compagni con cui giocare, alternanza tra campo pratica e gioco sul campo, gare a cui partecipare, letture di riviste tecniche, lezioni da prendere, gare dei professionisti da seguire in televisione e ferri da cambiare perché è uscito il nuovo modello.

Quasi tutti i golfisti abboccano come pesci al marketing delle aziende. Io no, non ci casco; i miei amici mi dicono che non cambio i ferri perché sono tirchio, ma invece non sanno che sono loro ad essere vittime delle aziende che per fare business ogni anno cambiano il modello con miglioramenti quasi sempre invisibili. Questo trucco, come consulente di marketing, l'ho usato io per decenni per aiutare le aziende per cui lavoravo a vendere di più. In questo mondo artificiale, parallelo a quello reale, ognuno ha trovato la sua collocazione, il suo modo di realizzarsi e si racconta e soprattutto racconta agli amici, immemorabili imprese golfistiche compiute sul campo, quando, guarda caso, loro non erano presenti. Ogni tanto andiamo a giocare in altri campi da golf in Lombardia; quello di Lainate lo conosciamo in ogni dettaglio, in ogni sasso, in ogni ciuffo d'erba ed allora un po' ci annoia, come una moglie da troppo tempo sposata. Andare in un nuovo campo, simbolicamente è come andare con una nuova donna, con il vantaggio che il campo di Lainate non è geloso e la volta successiva che ci vai a giocare non ti tiene il muso. Qualche volta mi accompagna mio cugino Domenico, già citato nei primi capitoli a cui sono affezionato; non gioca a golf ma gli piace l'ambiente.

Una cosa che si deve sapere è che al golf normalmente si ruba; non sempre naturalmente, ma quando puoi, quando i tuoi compagni non se ne accorgono. Ci sono diverse intensità di ruberie, la più grave è quella di dichiarare un colpo in meno di quelli che hai realmente realizzato; una volta in una gara un giocatore ne ha dichiarati due in meno, è stato beccato e squalificato per sei mesi.

Poi ci sono ruberie più sottili, come quella di dare "inavvertitamente" con il piede un colpettino alla palla per metterla in posizione più favorevole per giocarla. Oppure quando non si trova la palla perché è finita in un bosco, per non pagare la penalità, se ne toglie un'altra dalla tasca e la si mette per terra dichiarando che la si è trovata.

E' una tentazione fortissima quella di rubare; ci sono persone integerrime che lo fanno, oppure Amministratori Delegati che nelle loro aziende non ammetterebbero mai un comportamento così poco etico, ma al golf rubano anche loro. Anch'io quando posso rubo. Quando veniamo scoperti, per nascondere un poco l'imbarazzo, cadiamo dalle nuvole e diciamo che l'abbiamo fatto a nostra insaputa, come è di moda dire adesso. C'è un amico che ruba in maniera sfacciata, scandalosa, eppure nella sua vita precedente era una persona importante nel suo lavoro; non dirò chi è. Preferisco indire un concorso tra gli amici che leggeranno queste pagine; a tutti coloro che lo individueranno sarà regalata una pallina nuova.

Infine voglio raccontare l'esperienza che ho fatto in una gara a Varese. Eravamo un team di tre uomini ed una donna; le donne cominciano anche loro a scoprire il golf ma hanno quasi tutte una certa età e diciamo che in termini di ... freschezza hanno già dato. E' per questo che Milena è tranquilla quando vado a golf, così come è tranquilla quando vado a fare i fanghi da solo ad Abano.

Questa signora con cui giocavamo era invece proprio una bella signora, sui quarantacinque anni, ben portati ed era anche molto brava a giocare. Si deve sapere che alcune volte la pallina è capricciosa e capita che sul green, colpita con il "put", si avvicina alla buca, sembra perfettamente in linea, la sfiora, la sborda, sembra che stia per entrare, poi ci ripensa e si rifiuta, rimane in modo miracoloso sul bordo e non entra. In quei momenti la pallina la odi ed ad alta voce gliene dici di tutti i colori, tutto quello che la tua fantasia di golfista riesce ad immaginare. La stessa cosa capitò a questa signora sull'ultima buca del campo di Varese. La signora guardò con disprezzo e con odio profondo quella pallina ed esclamò, ad alta voce, riporto fedelmente: "quella pallina è più troia di me". Noi tre uomini rimanemmo stupefatti, spiazzati, colpiti, da una parte da tanta audacia e dalla sottile autoironia e dall'altra dal pensiero impuro di quella che noi interpretammo come una possibile promessa. Chiedemmo tutti il numero di telefono alla gentile signora, la quale, con molto garbo, ce lo negò.

Per il mio nipotino Federico il nonno che giocava a golf è una specie di mito. Un giorno l'ho portato con me a fare le nove buche del pomeriggio, la tradizionale gara con i miei compagni di gioco e che naturalmente ho vinto. Alla fine del giro, tutto orgoglioso, gli ho chiesto quale fosse stata la cosa che più gli è piaciuta; mi ha risposto dare il pane secco alle paperelle che incontravamo nei diversi laghetti. Peccato, avrei voluto essere il suo eroe, almeno il suo golfista preferito, invece ero solo un nonno. Ma anche così non è male.

Quello che ho descritto è solo uno spaccato del mondo del golf; in realtà il golf è molto, molto di più. Se per un attimo vi ho incuriosito e volete saperne di più, non vi resta che una sola scelta, imparare a giocare a golf. Per incentivarvi vi dirò che poco tempo fa una rivista scientifica in USA, riportava i risultati di una ricerca compiuta su un campione molto vasto di golfisti, da cui emergeva che essi hanno una vita media di 5,4 anni più lunga rispetto alle altre persone.

A me non capiterà, perché in una media ci sta di tutto, ma ho scoperto che è buona motivazione da esibire a mia moglie quando brontola e dice che vado troppo spesso a giocare a golf.